Luca Coser e il cinema
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I quadri Rifugio e Riparo, come anche altri lavori precedenti di Luca Coser, traggono ispirazione dall'opera cinematografica "L'amico americano" (1977) di Wim Wenders, tratto dall'omonimo romanzo giallo di Patricia Highsmith (Ripley's Game nell'edizione originale).
Il film racconta la storia di Jonathan Zimmermann (Bruno Gnaz), un corniciaio tedesco malato terminale, e Tom Ripley (Dennis Hopper), un ambiguo mercante d'arte e truffatore americano che lo coinvolge in un gioco mortale.
Un grande numero di quadri su tela o opere su carta, anche ora presenti in galleria, si ispirano al grande regista e come in tutti i suoi lavori, Coser unisce poi racconti nel racconto.
Pervade nel film, come anche in tutti i lavori del pittore trentino, un sentimento di malinconia (che racchiude però l'esistenza) con un costante senso dell'umorismo.
E' un viaggio tra realismo e onirisimo, con atmosfere sospese e il viaggio che diventa percorso esistenziale, come il viaggio artistico e personale di Luca Coser che lavora sulla contaminazione tra immagini, memoria e narrazione visiva, rielaborando elementi cinematografici e letterari.
Entrambi affrontano la costruzione dell'identità attraverso immagini sovrapposte e ambigue. Coser lavora su un’estetica del frammento, simile alla struttura del film di Wenders, in cui le scene si susseguono in modo quasi ellittico, lasciando spazi vuoti che lo spettatore deve colmare. Inoltre, entrambi utilizzano il concetto di “citazione” e riappropriazione artistica: Wenders attraverso il suo omaggio al noir americano e ai suoi registi di riferimento (come Nicholas Ray e Samuel Fuller, che compaiono nel film), Coser attraverso il suo metodo di decostruzione dell’immagine cinematografica e letteraria.
L'immagine diventa veicolo di memoria e di narrazione e spazio di sospensione e ambiguità, dove il reale e il fittizio si sovrappongono.